Lombardia Aerospace Cluster avvicina le sue imprese alla stampa 3D. L’esperienza di Aidro
Le imprese del Distretto aerospaziale lombardo confermano l’interesse per una tecnologia manifatturiera avanzata in linea con Industria 4.0. Circa 20 imprese del Lombardia Aerospace Cluster si sono recentemente riunite presso la sede di Aidro per approfondire e discutere i temi dell’additive manufacturing.
Sebbene ad oggi la stampa 3D sia ancora adottata solo in piccola parte nella produzione di componentistica aerospaziale, l’interesse strategico che essa riveste per l’industria del settore, sia primaria che dell’indotto, non è trascurabile. Tutti i colossi del settore, da GE a Rolls Royce, MTU e Safran per i motori, così come Airbus, Boeing e Lockheed Martin per i velivoli, oltre alle stesse aerolinee e ai produttori di componenti, hanno già dichiarato e dimostrato che l’additive è la strada per il futuro dell’aviazione. In particolare, la stampa 3D permette di ridurre significativamente il peso dei componenti e, quando si tratta di parti destinate a volare, i risparmi in termini di carburante sulla vita del prodotto per ogni grammo in meno si misurano nell’ordine di migliaia di euro.
Molte aziende del settore aerospaziale nel mondo e anche in Italia si stanno dunque avvicinando a questo ambito, e la strada intrapresa, benché non priva di ostacoli – primo fra tutti quello normativo -, sembra essere molto promettente. Tra queste c’è Aidro, azienda metalmeccanica di Taino (Varese) che ha puntato chiaramente sulla nuova tecnologia additiva, con investimenti importanti sia sull’hardware che, soprattutto, sul know-how.
Aidro al servizio del Lombardia Aerospace Cluster
Durante l’incontro, Aidro ha raccontato alle altre aziende del Cluster presenti la sua esperienza, di come ha saputo mutuare alcune competenze dal suo settore di provenienza (l’oleo-idraulica, un ambito piuttosto tradizionale e maturo), acquisirne di nuove, e diventare in breve tempo un punto di riferimento per l’utilizzo della stampa 3D metallica nel suo specifico comparto industriale del Fluid Power. Poiché la tecnologia additiva è tra le più versatili che esistono, e quindi offre molte opportunità di business da esplorare, Aidro si è affacciata anche sul settore aerospaziale.
Recentemente l’azienda ha lavorato a un caso dimostrativo molto interessante: Servofly, un dispositivo stampato in 3D in metallo che ha permesso a Mattia Negusanti, un pilota che a seguito di un tragico incidente ha perso l’uso di un braccio, di riottenere il brevetto di volo. Installato sul cockpit di un velivolo ultraleggero in modalità “plug-and-fly”, ovvero senza richiedere alcuna modifica all’aeromobile, l’ausilio in stampa 3D controlla la barra di comando gas motore. Il dispositivo realizzato da Aidro è stato personalizzato per sopperire alla specifica disabilità di Mattia, che ora può pilotare di nuovo un aereo, da solo e con una sola mano.
I partecipanti del Cluster sono stati invitati a visitare il reparto di Additive Manufacturing di Aidro, dove hanno potuto osservare il processo di fusione del metallo all’interno delle stampanti 3D secondo la tecnologia della “fusione laser su letto di polvere metallica” e toccare con mano le fasi di post-processing. La finitura delle parti in 3D e i controlli non distruttivi sono attività in cui molte aziende del Cluster sono già attivamente coinvolte, perché rappresentano un punto chiave per il successo dei prodotti realizzati con questa tecnologia. Uno scambio di idee tra i partecipanti ha riguardato anche le varie fasi della progettazione per la stampa 3D, il concetto di Design for Additive Manufacturing (DfAM), che non solo richiede elevate competenze ma soprattutto una mentalità nuova rispetto alla progettazione convenzionale. Una delle più grandi sfide di questo approccio è appunto abbandonare i vecchi schemi progettuali e pensare a soluzioni completamente nuove, oggi finalmente possibili.
AM, verso lo spazio e oltre
Oltre che su droni e satelliti, allargando un po’ lo sguardo verso il futuro, tra qualche decennio la tecnologia della stampa 3D sbarcherà anche sulla Luna. Il progetto del Moon Village, che ospiterà la prima colonia umana sulla Luna, prevede l’utilizzo di particolari stampanti 3D per costruire rifugi utilizzando la regolite lunare.
Di questo progetto e di molti altri ne ha parlato Amalia Ercoli Finzi, professoressa onoraria del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano, che nel cinquantesimo anniversario dello sbarco di Armstrong e Aldrin, ha ripercorso le tappe più salienti della conquista tecnologica della Luna da parte dell’uomo -e della donna!- La presentazione della professoressa Finzi, prima donna laureata in ingegneria aerospaziale in Italia, ha saputo emozionare molti dei presenti in sala mostrando come l’ingegno umano possa effettivamente raggiungere nuovi orizzonti attraverso la volontà di intraprendere anche le strade più difficili.
Con l’occasione, il Presidente del Cluster Lombardia Aerospace, Angelo Vallerani, ha consegnato un premio nelle mani della Professoressa Finzi, prima donna a laurearsi in ingegneria aeronautica in Italia e “mamma” della Missione Spaziale Rosetta, che ha portato un pezzo d’Europa sul dorso di una cometa lontana 500 milioni di km dalla Terra. Il premio lunare, anch’esso stampato in 3D, è il riconoscimento del Cluster per la sua appassionata e instancabile attività di divulgatrice della tecnica e della scienza spaziale.